Open Innovation - Assicurazioni

09/10/17 1.29 / Di Michele Treglia

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Vedi e leggi sempre il termine “open innovation”, ma ti stai domandando cosa significhi in realtà e perchè mai non si parli solo di innovation, piuttosto vi si unisca il termine “open”. Bella domanda, credo sia il primo passo per approcciarsi correttamente al progresso del settore assicurativo.

Come avrai capito all’inizio di questo articolo, oggi parliamo di innovazione nel settore assicurativo, ma non limitandoci ad analizzare quella proveniente direttamente dall’interno dell’azienda, ma bensì dall’esterno dell’ecosistema societario. Parliamo piuttosto del perchè è necessario capire il motivo di questo "modo" di fare innovazione.

Altri termini possono assomigliare al concetto di innovazione aperta o open innovation, come il crowdsourcing (crowd + sourcing) cioè la raccolta di risorse dalla folla, il motivo è molto semplice e può essere riassunto in una frase che il management di Google disse a proposito di alcuni progetti open source:

“con tutti gli individui che vi sono nel mondo, quante saranno mai le probabilità che tutte le migliori menti siano in Google?”

È la verità. Se osserviamo il mondo assicurativo, molte innovazioni o startup altamente innovative (Trov , Lemonade , Cuvva .. ) che adesso sono presenti sul mercato, sono state create da chi ha avuto precedenti esperienze in questo mondo, ma si trovava al momento della startup al di fuori delle organizzazioni.

Se ci pensi è un approccio incoerente con quello che fino a pochi anni fa veniva fatto (in parte si fa ancora oggi) normalmente nella tua organizzazione, come ad esempio l’investire ingenti risorse in reparti di ricerca e sviluppo.

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Non è coerente, rispetto a qualche hanno fa, anche il fatto che tu oggi stia pensando di lanciare la tua startup (possibilmente scaleup) nel settore assicurativo.

Non è coerente, rispetto a qualche hanno fa, anche mettere in dubbio il tuo business nel settore o comunque il modello di business della tua azienda che fino a qualche anno fa era un "business stato". Oggi il crollo di giganti come Nokia, Blockbuster etc.. ti fa mettere in dubbio molte cose che prima credevi certe.

Un intreccio di materie

L'open innovation è necessaria, in particolar modo se pensi al fatto che l’evoluzione di industrie limitrofe a quella assicurativa, oggi impattano notevolmente sui futuri possibili introiti di questo mondo. In un momento storico nel quale una "cosa" l’intelligenza artificiale ha le potenzialità per spazzare via interi ruoli e stravolgere intere dinamiche all’interno del mondo assicurativo, non può una compagnia permettersi di osservare il mercato da un punto di vista secondario. Ha bisogno di avere non dei consulenti, ma addirittura delle partnership con aziende che vivono quel mondo.

In questi termini capisci come sia altamente improbabile aspettarsi che un reparto di ricerca e sviluppo possa occuparsi di guidare da solo l’innovazione di un’intera azienda (che opera in diversi ambiti), ma sia meglio e forse più profittevole la creazione di un reparto di “scouting per sviluppo”.

Eh già , adesso scommetto che inizi a vederla pure tu, quella cosa che si chiama struttura agile e veloce, in pieno stile startup. Una startup interna che nasce con lo scopo di fare scouting e partnership, con le migliori menti e prototipi sul mercato per il settore assicurativo. Ma non stiamo inventando nulla di nuovo, perché questi sono i tradizionali hackathon e call 4 ideas di cui si sente parlare e che la tua struttura (che sia una compagnia o una grossa agenzia assicurativa) può fare per esplorare il futuro del proprio business.

 

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Innovazione aperta come approccio mentale

Il tuo valore aggiunto quando inizi a ragionare in questi termini, lo puoi osservare sin dal momento in cui ti viene un’idea e non decidi di tenertela per te, ma piuttosto avvalerti di persone che meglio di te possano svilupparla.

Non prendiamoci in giro, tu come me e come chiunque altro, ogni volta che gli viene un’idea o percepisce un nuovo bisogno di un prodotto sul mercato, ha la tentazione di non divulgarla per paura di…. si ok… le verità in questi casi sono due, la prima è che quando inizi a ragionare in termini di innovazione aperta ti porti in uno stato di pensiero che ti permette di lasciar perdere quella vocina infima, ma piuttosto concentrarti sull’avere feedback immediati di quella cosa. La seconda verità è che la maggior parte delle idee finisce in un sacchetto con allegati tanti rimorsi (un motivo in più per non tenertela per te).

Conclusioni

Fare open innovation è una possibilità che viene data a tutti i business che orbitano intorno all’industria assicurativa. Infatti adesso lo stiamo osservando proprio tra le società assicuratrici, ma nulla vieta che venga approcciato anche da diversi satelliti come ad esempio la rete di distribuzione, che come sai è nella maggior parte dei casi composta da imprenditori. O perchè no dal mondo della consulenza o nell’ambito peritale, al fine di trovare migliori soluzioni da poi riproporre ai propri clienti.

Oggi vi lascio con una frase interessante, sulla quale riflettere...

“Con la tecnica gli uomini possono ottenere da sè quello che un tempo chiedevano agli dèi” - Galimberti Umberto

 

Topics: Insurtech

Michele Treglia

Scritto da Michele Treglia

Michele Treglia già durante il conseguimento della laurea in Ingegneria all’Università degli studi di Firenze, ha iniziato la sua carriera occupandosi di progetti in ambito assicurativo e digitale. Focalizzato su come le nuove tecnologie e i nuovi modelli di business possano impattare sul mercato assicurativo, scrive contenuti riguardanti la trasformazione “Insurance to Insurtech”, collabora come insurtech consultant per alcune società profit ed organizzazioni no profit di rilievo nel settore digital. Formatore alle Compagnie sul tema della “Digital Transformation” ed “Insurtech Trends”.

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