Che cosa possono imparare le startup e gli incumbent gli uni dagli altri e quali sono le opportunità

28/05/19 12.30 / Di Sandro Zilli

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Nell’ultimo decennio abbiamo assistito all’abilità delle startup di successo di sfruttare le tecnologie esistenti in modi non precedentemente immaginati grazie all’applicazione di strategie e modelli di business innovativi cui le grandi aziende si sono avvicinate timidamente e con colpevole ritardo. Perfino alcuni modelli di business esistenti che prima erano ritenuti non applicabili perché non economicamente sostenibili, come la “sharing e la gig economy”, ora sono in trend a seguito dei cambiamenti socio-culturali e grazie alle startup che hanno saputo interpretare questo cambiamento rispondendo in modo agile e tempestivo.

In pratica, le grandi aziende dette anche Incumbent (organizzazioni con un passato pressoché monopolista che oggi si trovano a competere con startup e nuovi modelli di business), grazie alle loro ricerche e grandi investimenti hanno fornito la base di tecnologie rivoluzionarie (Internet, Cloud, Intelligenza artificiale, etc…) che le startup hanno saputo sfruttare e utilizzare per creare soluzioni per le loro nicchie di riferimento.

Tali innovazioni hanno fornito quindi la spina dorsale per l’innovazione e la crescita dei nuovi arrivati che così hanno potuto concentrarsi sull’identificazione dei problemi e la creazione di soluzioni senza dover costruire le basi tecnologiche su cui fondare la loro esistenza. Creare un’innovazione da zero richiede grandi capitali e lunghi tempi di sviluppo e questo è il vantaggio che le grandi aziende hanno ancora rispetto alle startup.

Analizzando i modelli di business differenti con cui i player operano sul mercato, gli osservatori evidenziano come la forza delle nuove imprese innovative sia essere svincolate da prodotti, processi e sistemi IT legacy. Il vantaggio di entrare nel mercato senza il peso di un’infrastruttura organizzativa e tecnologica ed il relativo carico di scelte ed investimenti che avevano un senso in un contesto passato, permette ai nuovi entranti di progettare processi, prodotti e sistemi digitali basandosi solo sulle tecnologie di ultima generazione e trend attuali. Di fatto le startup di successo, piuttosto che sviluppare tecnologie disruptive, competono cercando di fare la differenza su aspetti chiave e di valore, focalizzandosi sulla customer experience, su investimenti mirati e scelte tecnologiche che le rendano più flessibili, rapide e funzionali. In pratica, liberate dai sistemi legacy e dalle pesanti burocrazie, le startup si adattano e si muovono rapidamente con un accesso più facile al capitale e una rapida acquisizione dei clienti.

Le grandi aziende dal canto loro, sono conservatrici e spesso guardano al business in modo difensivo cercando di limitare le perdite il più possibile e, sebbene meno agili o innovative, possono contare su solide basi patrimoniali, brand consolidati e rapporti profondi e duraturi con la propria clientela e altri partner della loro filiera.

In sintesi, possiamo affermare che i principali vantaggi per le startup sono: la capacità di innovare più velocemente, il possesso di una vasta cultura di sperimentazione e assunzione di rischi, la presenza di prodotti e servizi altamente digitalizzati, nonché la visione dei leader dell’azienda. Al contrario, i vantaggi delle grandi aziende sono: un maggiore accesso al capitale, brand che ispirano grande fiducia al consumatore, una grande base di clienti, un’alta qualità delle relazioni con i clienti e capacità di innovazione.

Osservando la prima ondata di innovazione digitale è possibile fare un’ulteriore riflessione evidenziando gli ambiti dove le startup sono prevalentemente attive con un ruolo di digital disruptor, e sono state in grado di sfruttare Internet per creare prodotti e servizi che hanno trasformato settori come trasporti, commercio, banche, viaggi e tempo libero, ma anche media ed entertainment, beni di consumo, telecomunicazioni, etc. Tuttavia, ci sono altri settori come quello sanitario, farmaceutico, dei servizi pubblici, dell’istruzione, dell’edilizia, dell’oil&gas, della produzione e della sicurezza che hanno ancora bisogno di “disruption” e che sosterranno la prossima ondata d’innovazione. Ma perché questi settori non sono stati impattati come gli altri fino ad ora? E’ probabile che la causa principale sia da addebitare alle elevate barriere all’ingresso, ma anche al fatto che questi settori sono altamente regolamentati dai governi e richiedono ingenti investimenti. Per spingere i necessari cambiamenti occorrono sforzi significativi che solo le grandi aziende possono affrontare per influenzare cambiamenti nelle politiche e interventi istituzionali e normativi.

In questo scenario di cambiamento e di digital transformation, startup ed incumbent sebbene diversi negli approcci al business, risultano essere complementari e potrebbero generare opportunità per entrambi, unendo le loro forze per il raggiungimento di un obiettivo comune.

Gli incumbent che decideranno di prendere ispirazione dalle startup potranno reimmaginare digitalmente il proprio business usando le nuove tecnologie, definire nuove linee di servizi e di business, attraverso una visione chiara che anticipa il cambiamento, intervenendo sulle aree migliorabili della catena del valore oppure acquisire aziende che stanno facendo la differenza in un certo ambito; potrebbero anche decidere di percorrere una strada intermedia avviando una collaborazione con una startup che mira alla partnership.

Non esiste una soluzione universale e ogni strategia dipende dal contesto specifico, dall’ambizione aziendale e dall’area più critica che una azienda tradizionale ha deciso di provare a risolvere. Di sicuro le startup presentano nuovi paradigmi che stanno ridefinendo inesorabilmente l’ecosistema delle grandi industry di prossima generazione.

Nel frattempo, come in ogni rivoluzione industriale o cambiamento di tendenza, alcuni attori saranno spazzati via, altri riusciranno a sopravvivere ma solo i più adattabili verranno premiati dal successo.

Topics: Il Manager nell'era digitale

Sandro Zilli

Scritto da Sandro Zilli

Professionista con oltre 25 anni di esperienza nel settore tecnologico maturata come Business Developer, Business Coach, Chief Digital Officer. Da sempre appassionato al mondo delle startup e della trasformazione digitale nelle imprese, collabora con associazioni di settore, incubatori di impresa e istituti di ricerca, svolgendo attività di Business Coaching focalizzato sul cambiamento delle strategie aziendali.

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