Don Norman, psicologo cognitivo e Direttore del Design Lab presso l'Università della California, ha definito l’User Experience (UX) come l’insieme degli aspetti dell’interazione tra l’utente finale e l’azienda, i suoi servizi e i suoi prodotti. “Il primo requisito per una user experience esemplare è quello di soddisfare le specifiche esigenze del cliente, senza alcun problema o fastidio.”
Perchè le aziende dovrebbero investire nello studio e nell’ottimizzazione dell’esperienza utente?
Progettare servizi con una buona usabilità significa soddisfare i bisogni dell'utenza fornendo strumenti in grado di rispondere ai bisogni prima che questi si manifestino.
Possiamo quindi affermare con certezza che progettando esperienze sulla base delle esigenze degli utenti saremo in grado di generare un ciclo ottimale di acquisto:
L’utente è soddisfatto del prodotto, lo trova utile e alla sua portata → diventerà cliente dell’azienda → conseguente aumento delle vendite e del ROI.
Perchè l’UX è data driven (orientata ai dati)
Fino a pochi anni fa la strategia da adottare nell’ambito dell’esperienza utente era affidata a singoli designer che prendevano decisioni basate unicamente sul proprio talento e intuito, oggi per creare esperienze orientate all'utente i progettisti devono utilizzare un approccio basato sui dati, le migliori decisioni in ambito di esperienza utente si basano su dati quantitativi e ricerca qualitativa e devono essere connessi a obiettivi e mission aziendali.
In ambito web, la capacità di ogni utente di utilizzare un’interfaccia è correlata alle sue caratteristiche personali come età, istruzione, zona geografica di provenienza, usanze e vincoli fisici. La raccolta dei dati ci sarà utile per capire i bisogni e i limiti degli utenti con cui ci relazioniamo.
Dati qualitativi e dati quantitativi
I dati raccolti durante le analisi possono essere catalogati come:
Ecco un esempio:
Google Analytics fornisce dati quantitativi come il numero di utenti online o la loro provenienza.
Ciò che non sappiamo è il "perchè". Perché alcuni utenti hanno compiuto una determinata azione? Ecco che entrano in gioco i dati qualitativi. Personalmente adoro Hotjar ma esistono altri strumenti molto validi.
Per una corretta e completa analisi dobbiamo studiare attentamente entrambe le tipologie di dati, solo così potremo visualizzare la situazione nella sua interezza e identificare la migliore strategia da adottare.
Utilizzando questi strumenti saremo consapevoli del modo in cui gli utenti interagiscono con i nostri contenuti, come sono arrivati da noi e quali difficoltà incontrano.
Osservazione, comprensione, analisi
Per comprendere le abitudini degli utenti sarà necessario studiarne i comportamenti attraverso cinque fasi fondamentali.
Airbnb: un’esperienza orientata al cliente
Airbnb nasce nel 2007, e come la maggior parte dei progetti in startup, fa fatica a decollare. Gli sviluppatori hanno provato ogni soluzione tradizionale senza successo ma tengono molto al loro progetto e non hanno nessuna intenzione di mollare quindi decidono che è arrivato il momento di uscire dagli schemi e intraprendere una strada completamente diversa ed emozionante.
Capiscono che il loro core business deve essere incentrato sull’esperienza utente per creare qualcosa di unico e indimenticabile, per iniziare si recano personalmente negli alloggi proposti sul sito per scattare immagini di qualità superiore a quelle presenti sulla piattaforma rendendo così più piacevole la fruizione del catalogo agli utenti. Una decisione decisamente non scalabile e fuori dagli schemi.
Iniziano a ricercare la felicità degli utenti, è l’inizio della scalata verso il successo.
I punti forti di Airbnb sono:
Crediti immagine: Venturebeat
Airbnb è cresciuta del 750% dal 2009, con 450 milioni di dollari di finanziamenti, una valutazione di 10 miliardi di dollari e oltre 600 dipendenti.
Quindi come possiamo percepire i bisogni degli utenti? Osservando, comprendendo, analizzando e realizzando.