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Crowdfunding e PMI, un (nuovo) strumento per gli imprenditori

Scritto da Alberto Giusti | 16/11/17 12.44

 

Crowdfunding e imprenditorialità sono due realtà ancora distinte in Italia, dove il tessuto economico è costituito, in prevalenza, da PMI. Il primo è  un metodo di finanziamento dal basso, in cui una moltitudine di persone sostiene economicamente buone idee o necessità altrui. Il tutto avviene attraverso specifici portali per la raccolta fondi online. L’imprenditore, invece, è colui che avvia una attività economica per la realizzazione di beni o l'erogazione di servizi.

A oggi, sono ancora pochi gli esempi di piccole e medie imprese italiane che hanno fatto ricorso al crowdfunding per sostenere progetti imprenditoriali. Infatti, troppo spesso quello che è - letteralmente - il ‘finanziamento della folla’ viene percepito come uno strumento ad uso esclusivo delle start-up. In realtà anche le PMI possono ricorrervi per sostenere la propria attività.

Anzitutto potrebbero provare a testare la validità di nuovi prodotti o servizi attraverso il reward crowdfunding. Tale modello, applicato al mondo aziendale, consente di offrire in prevendita, ai propri clienti, un bene o un servizio, di solito a un prezzo agevolato. A differenza di una normale compravendita, gli acquirenti - con i loro feedback - possono anche partecipare alla definizione delle caratteristiche degli articoli. In sostanza l’impresa prima propone alla ‘folla’ - ad esempio - una nuova linea di prodotti e, poi,  solo a seguito dell’effettiva raccolta di denaro, andrà a metterla in produzione. Una buona campagna reward si può anche trasformare  in un potente strumento di marketing, aumentando la possibilità di ricevere altre forme di finanziamento.

Un’altra modalità di crowdfunding a cui le PMI possono ricorrere è l’equity. Si tratta di una emissione di azioni o quote societarie attraverso piattaforme autorizzate a gestire tali operazioni. Inizialmente solo determinate tipologie di società potevano accedervi. Un limite rimosso grazie alla Legge di Bilancio del 2017 con la quale è stata data la possibilità di ricorrervi a tutte le piccole e medie imprese italiane. Il modello è differente da una classica quotazione in borsa o dell’apertura della compagine societaria ad un Private Equity o ad un Venture Capital. Infatti è rivolto alle aziende che vogliono improntare la propria crescita futura ed il proprio sviluppo su una community di investitori, che si senta partecipe dell’idea imprenditoriale e sia disposta a condividere il proprio network relazionale, i propri capitali e le proprie risorse. Inoltre, un’efficace campagna equity potrebbe fornire valide credenziali per ottenere prestiti bancari, finanziamenti pubblici o privati e, in alcuni casi, potrebbe anche aprire la strada verso la quotazione in borsa.

 

 

A proposito di prestiti, a seguito del noto credit crunch causato dalla crisi del 2008, si sono affermati canali alternativi a quello bancario per ottenere credito. Fra questi spicca il social lending, anche noto come peer-to-peer lending. Si tratta di una disintermediazione dei prestiti, in cui gli investitori vantano un credito diretto verso i mutuatari (in questo caso le imprese); al contrario dei risparmiatori che depositano il proprio denaro in una banca, la quale erogherà autonomamente i finanziamenti. Uno studio ha rilevato come l'accesso a questo canale sia, generalmente, più oneroso di quello in cui operano gli istituti di creditizi. Ciononostante la maggiore rapidità di risposta dei portali che offrono questo servizio sembrerebbe essere un valore aggiunto per cui pagare un sovrapprezzo.

Infine, tramite il crowdfunding, le PMI possono anche cedere le proprie fatture commerciali. In questo caso si parla di invoice trading, un’attività non molto diversa dal factoring online. Tale modello, assieme all’equity ed al social lending, rientra nel segmento del crowdinvesting, ossia un finanziamento dal basso che prevede una remunerazione del capitale investito.

In conclusione, si può ricordare che il crowdfunding appartiene ad un settore, quello della finanza alternativa, che - nel solo 2015 - è cresciuto del 92%, raggiungendo una raccolta complessiva di oltre € 5,4 miliardi. Si tratta di uno strumento che ha buone potenzialità per diventare in una forma di finanziamento complementare, propedeutica o, anche, alternativa al classico canale bancario o a quello delle borse valori per le aziende.

 

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